B-Movies e Cinema Trash


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La Mano Violenta del Karatè


Titolo Originale: She diao ying xiong chuan xu ji

Titoli Alternativi: Kung Fu Warlords 2, The Brave Archer 2

Regia: Chang Cheh

Genere: Azione

Produzione: Hong Kong 1978

Durata: 110'

Cast: Alexander Fu Sheng, Niu Niu, Ku Feng, Philip Kwok Chung Fung, Danny Lee Sau Yin, Lee I Min, Shirley Yu Sha Li, Goo Goon Chung, Lin Chen Chi, Johnny Wang Lung Wei

Trama: Huang Rong, una ragazza combattente, è stata presa in ostaggio da Ouyang Feng, che vuole usarla per ottenere il Manuale dei Nove Yin da Guo Jing. Guo e Hong Qigong, il promesso sposo di Huang, arrivano in soccorso della ragazza e riescono a salvarla dopo un combattimento contro il malvagio Ouyang Feng e suo nipote. Nonostante il salvataggio vada a buon fine e i tre riescono a scappare, Guo Jing viene ferito a tradimento da Ouyang Feng e così dona il suo Bastone Scaccia-Cani a Huang Rong, scegliendola di fatto come sua erede al ruolo di gran maestro del Clan dei Vagabondi. Dopo la fuga tutti si ritrovano in una città quasi deserta, dove entrano in scena nuovi combattenti e maestri guidati da vendette irrisolte o dalla ricerca di antichi manuali e tesori. Tutto si risolverà sull'isola del Fiore di Pesco dove si deciderà il destino del Clan dei Vagabondi...

Opinione del Club: Primo di cominciare a parlare del film in quanto tale, vi consiglerei di dare un'occhiata in cima alla pagina, e guardare i titoli con cui questa pellicole è stata distribuita. Tralasciando il titolo più conosciuto a livello mondiale, "The Brave Archer 2", abbastanza incomprensibile vista la completa assenza di arcieri nel film, una persona accorta potrebbe chiedersi come di preciso "Kung-Fu Warlords 2" diventi "La Mano Violenta del Karatè" (sì, con l'accento). Due cose saltano all'occhio - primo, il cambio di arte marziale, probabilmente la produzione italiana ha pensato (forse non a torto) che il pubblico dell'epoca sapeva una sega di arti marziali e tanto valeva scrivercene una leggermente più nota. In secondo luogo, ci si potrebbe domandare che fine ha fatto il "2" - in questo caso la risposta è semplice: in Italia il primo e il terzo film della trilogia non sono mai arrivati.

Il "2" però è piuttosto rilevante, come si scopre guardando la pellicola: infatti la prima cosa che viene propinata allo spettatore è un succinto racconto degli eventi del primo film, per poi cominciare subito in medias res a dove ci si era interrotti precedentemente. Noi che però il primo film non l'avevamo visto (e in effetti non sapevamo della sua esistenza quando abbiamo cominciato) ci siamo ritrovati coinvolti in una girandola di nomi cinesi che ci siamo immediatamente dimenticati, e abbiamo passato il resto del film a domandarsi chi fossero esattamente Huang Gang, Cheng Pimeng, Park Gong e compagnia bella ogni volta che veniva fatto un nome. Per peggiorare la situazione, uno degli espedienti usati più spesso per muovere la storia era quello di introdurre un nuovo personaggio e farlo cazzottare con uno dei protagonisti o degli antagonisti, così altri nomi si aggiungevano alla matassa e ogni volta che si parlava di eventi accaduti altrove nessuno riusciva a capire chi fosse effettivamente coinvolto.

Aggiungendo a questo una trama piuttosto intricata e sconclusionata, progettata presumibilmente più per giustificare i frequenti e improbabili combattimenti a colpi di kung-fu che per avere una vera e propria storia, si può probabilmente ritenere giustificabile il fatto che dopo un quarto d'ora dall'inizio della proiezione nessuno avesse più idea di cosa stesse accadendo.

Va detto che per chi, come noi del club, ha un gusto per l'orrido il film riserva alcune divertenti sorprese, che aiutano a passare un'ora e quaranta di film: per esempio, quando vengono fatte alcune "mosse speciali" gli interessati vengono ricoperti da una luce colorata mentre in sottofondo si odono bizzarre onomatopee che ricordano i suoni del propulsore del Millennum Falcon. Oppure quando viene sfoderata la temibile "Tecnica del Rospo" una luce verde comincia a illuminare volti a caso, si sentono rumori di tuoni e forte vento in sottofondo e la gente comincia a volare via e stramazzare al suolo. Certe scene non hanno alcun senso, come quella in cui alla fine in mezzo a un serrato combattimento il maestro della scuola del Palmo di Ferro, dopo uno scontro frontale e successivo legero indietreggiamento, si ricompone di colpo, proclama un "Andiamo!" e così d'amblé se ne va con tutta la sua cricca.

Si sprecano poi momenti di recitazione ai limiti dell'osceno, tra cui spicca un monaco che dichiara stramazzando a terra: "Io Muoio!". Il protagonista poi, era piuttosto scialbo, ma alcuni dei personaggi secondari erano notevoli, tipo il famoso Cheng Pimeng, con le sue sopracciglie scimmiesche e quel modo di fare completamente pazzoide. Evidentemente nella cina antica in cui molti di questi film sono ambientati essere completamente scoppiati era un tratto piuttosto comune tra i maestri di kung-fu.

Tutto questo però non basta a nostro avviso a rendere questo film meritevole - l'autopunizione galoppa, la noia attanaglia le palpebre del malcapitato spettatore. Certo, alcune delle pecche (tipo la trama priva di senso che serve solo a giustificare i combattimenti) sono forse comuni a tutte i kung-fu movie di Hong Kong del periodo (anche pellicole molto più blasonate, come Drunken Master con Jackie Chan, risentono di problemi simili) ma qui si esagera un po'. Si è voluto anche esagerare un po' troppo sulla sensazionalità dei colpi segreti, senza avere i fondi o l'inventiva necessari per farlo - i combattimenti in quanto tali magari sono anche realizzati con un minimo di cura, ma solo finché la gente si limita a colpirsi in modo normale. Il risultato è che lo spettatore è giustificato a svegliarsi dal sonno letargico che presto lo colpisce giusto per godere degli occasionali momenti di ridicolo.

Inoltre anche per il resto dal punto di vista qualitativo il film non ha niente che lo salvi: la fotografia in particolare è agghiacciante, con un'illuminazione quasi criminale che fa sì che a volte la stessa scena inquadrata da punti diversi "viva" in tonalità di colore completamente diverse l'una dall'altra. Certo, il budget era probabilmente quasi nullo, però il film non fa nulla per non lasciare trasparire questa carenza di fondi.

Menzione speciale per le locazioni: anche le giungle e gli esterni mostrati sono spesso palesemente ricavati in studio.

Insomma: il fatto che il film sia la parte centrale di una trilogia forse ci ha impedito di apprezzarlo appieno, ma indubbiamente è difficile seguire gli eventi narrati e il film punisce pesantemente. Come spesso accade con i film di cui parliamo, ad aver voglia di scavare ci si fanno anche delle grasse risate, però onestamente il film costa molta pazienza allo spettatore!
 <The RedMage>

Voto del Club:


Qualità Cinematografica:



Livello di Marciume:


Hanno Detto:
"Qualità Cinematografica: Non mi sento neanche di dargli uno"
Psychomachius

"Era una bella cacata di film, ma alla fin fine era una pellicola talmente assurda che mi è quasi piaciuta."
Capitan Ano

"Si tratta di un patch-work di scene. Già dalla ricapitolazione dell'episodio precedente non ci capisce quasi nulla della trama perché entrano in ballo troppi personaggi, troppi nomi cinesi e troppi fatti senza una vera importanza. La successiva parte iniziale sull'isola del Fiore di Pesco invece è abbastanza lineare, non priva di alcuni accadimenti e dialoghi senza senso ma si riesce a tenere il filo abbastanza bene. Successivamente tutti i personaggi si ritrovano in una strana cittadina abbandonata dove gli unici luoghi abitati sono una locanda e un palazzo di un fantomatico principe che non si vede mai. Ecco, da qui in poi si aprono trame delle sotto-trame, entrano in scena personaggi senza un'apparente utilità, tutti combattono, alcuni muoiono altri si rivelano personaggi importanti, altri fanno ciao e se ne vanno dalla scena. Insomma il delirio!"
Il Drugo

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