B-Movies e Cinema Trash


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[News] Recensione di In the Name of the King II: Two Worlds

Granger (Dolph Lundgren) - un ex soldato delle forze speciali che vive a Vancouver ai giorni nostri - è inviato in missione per adempiere ad una antica profezia. E' trasportato contro la sua volontà in un portale spaziotemporale dopo aver combattuto un gruppo di assassini incappucciati giunti fino alla sua abitazione per ucciderlo. Trovandosi centinaia di anni nel passato in un reame dilaniato dalla guerra, a Granger non resta scelta che allearsi con la bella guaritrice Manhattan per uccidere il capo degli "Oscuri", una strega nota come la "Sacra Madre".
Granger dovrà dar fondo a tutte le sue conoscenze per salvare il reame e -al tempo stesso- il mondo da cui proviene.

I nostri lettori dovrebbero essere ormai familiari col nome di Uwe Boll. Ultimamente ci siamo lanciati in una serie di visioni dei più recenti film del regista tedesco, "rimettendoci in pari" con le sue produzioni ispirate a videogiochi - produzioni che, per chi non lo sapesse, non sono esattamente famose per la loro eccelsa qualità. Probabilmente continueremo questa serie guardando altri film di Boll, magari provando a muovere qualche passo tra i film che non hanno a che fare col mondo videoludico. Pare che alcuni siano di livello decisamente più alto.

Nel frattempo, lascio la parola a Felio, che ci parla di "In the Name of the King II". Il primo "In the Name of the King" voleva essere ispirato al gioco "Dungeon Siege", e non ci ha particolarmente impressionato, nonostante la presenza di Jason Statham nel cast. Il secondo ha il nostro caro amico Dolph Lundgren, e neanche questo ci ha particolarmente impressionato, ma se non altro, non lo ha fatto neanche negativamente.
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