B-Movies e Cinema Trash


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[News] Recensione di Zebraman

E' il 2010. Un maestro delle elementari e capo famiglia, Shinichi Ichikawa vive con la moglie che lo tradisce, con sua figlia che si prostituisce e con suo figlio che subisce continuamente atti di bullismo per via della presenza del padre nella scuola. Per scappare dalla vita di tutti i giorni, Shinichi segretamente si maschera di notte come "Zebraman", il protagonista di un'omonima e poco popolarie serie tv degli anni 70 che egli guardava quando era bambino fino a quando non fu cancellata dopo il diciassettesimo episodio.
Dopo aver incontrato a scuola un bambino su di una sedia a rotelle da poco trasferito di nome Shinpei Asano, anche lui fan di Zebraman, Shinichi non solo riscopre la voglia d'insegnare ma s'innamora anche della madre del bambino. Allo stesso tempo strani crimini e apparizioni sono in aumento nella zona intorno alla scuola dove lavora Shinichi.Una sera mentre si reca da Shinpei con il costume di Zebraman per fargli una sorpresa, Shinichi è assalito da un serial-killer con indosso una maschera di granchio, è così costretto a difendersi ottenendo all'improvviso i fenomenali poteri di Zebraman nella realtà. Shinichi si accorge ben presto che è in atto un'invasione aliena e che solo lui potrà affrontarla...


Eccoci qua con l'appuntamento settimanale della recensione marcia (è vero... qui tutto è marcio!). Questa volta vi proponiamo una "giapponesata" di ultima generazione, diretta dalla sapiente regia (proprio sapiente no, però è l'ideale con cui si gira un film quello che conta, giusto?) di Takashi Mike: Zebraman!
Un film pieno zeppo di elemeti notevolmente trash e assurdi ma che comunque mantiene un suo perché, come ci spiegherà il buon CapitanAno nella sua recensione. Quando lo abbiamo visto al Club c'è piaciuto abbastanza e ci sono stati alcuni momenti di esaltazione per certe scene, quindi vi lascio senza altro indugio alle sapienti e irriverenti righe del Capitano così potrete farvene un'idea.
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1 commento:

The RedMage ha detto...

La sapienza della regia di Takashi miike è indiscutibile