Genere: Azione, Horror
Produzione: Giappone 2008
Durata: 86'
Cast: Chise Nakamura; Eri Otoguro; Taro Suwa; Ai Hazuki
Trama: In una metropoli assediata dagli zombi, Aya, una ragazza che indossa un bikini e un cappello da cowboy e come arma usa una katana, cerca insieme a un'altra ragazza la sorella Saki, che dopo aver ucciso il loro padre è divenuta l'assistente del Dottor Sugita, il creatore degli zombi. Dopo una serie di combattimenti, Aya ritrova Saki, e le due ingaggiano un duello decisivo per le loro vite e per il futuro dell'umanità.
Opinione del Club: Zombie, katane, ragazze in bikini.
Come ogni prodotto uscito da un gioco focalizzato su questi tre concetti, Oneechambara si discosta di pochissimo dall'essenza dell'omonimo videogame di azione, e da brava pellicola giapponese ci ripropone nel corso dei suoi interminabili ottantasei minuti un'ammucchiata dei più stereotipati cliché del genere.
Accolti da un innovativo scenario post-apocalittico, la terra è invasa dagli zombie -frutto stavolta dei malvagi traffici della multinazionale malvagia- ed i pochi superstiti sopravvivono come possono: stando a quanto possiamo vedere il 98% degli scampati alla morte sono i classici balordi mentre il restante 2% consiste in ragazzotte di età questionabile ed asservita personalità.
E' attraverso queste lande semi-desolate che si aggira la coppia di improbabili protagonisti, la bella e originalmente (s)vest ita Aki ed il suo obeso compare Katsuji: armata di katana la Nostra affetta gruppi di nonmorti impotenti tra schizzi di sangue sapiente frutto di Computer Graphic e luccichii di acciaio falsi come Giuda, mentre Katsuji adempie al suo necessario compito di scappare qua e là.
Obiettivo dei due -scopriamo senza troppo entusiasmo- è trovare il Dottor Sugita, capo ricercatore della Multinazionale e collegato alla scomparsa delle sorelle dei due: l'arrivo della procace e altrettanto coperta Reiko armata di un paio di pistole dai caricatori probabilmente infiniti è il segnale di partenza per una sequenza turbinante di eventi di cui ancora stiamo chiedendoci il perché.
Già, perché è stato prodotto un film di cui nessuno sentiva la mancanza? Abbiamo visto parecchie pellicole tratte da videogiochi ed -in genere- hanno riservato momenti di sincero divertimento alternati a lunghe sequenze fatte con i piedi.
Siamo ben lontani dai fasti di vecchie glorie come Street Fighter, e l'abuso di effetti speciali con schizzi di sangue chiaramente finto sulla macchina da presa non riesce comunque a spostare l'ago della bilancia di questo film sul segno positivo: i personaggi che dovrebbero costituire l'ossatura della pellicola risultano approfo nditi poco più di quelli del gioco originale lasciandoci (a) con tante domande in sospeso e (b) con un senso di commiserazione per essercele poste per una pellicola del genere.
Tuttavia è necessaria una precisazione. Dal punto di vista del trash, le scene di combattimento più che abbondanti con lampi di energia, i suddetti schizzi di sangue ed aure energetiche così care ai giapponesi hanno provocato più che una risata da parte nostra: sfortunatamente se già questo non è sufficiente per dare vita ad un buon videogioco, figuriamoci un film.
C'è bisogno di comprendere almeno in minima parte come e perché protagonisti e antagonisti sono arrivati a scontrarsi, qual è la loro storia e -se non subito- poter dire in almeno in un paio di occasioni "Ah, adesso ho capito!".
L'unica realizzazione arriva alla fine, ed è la constatazione che quello che sembrava un film anale si è davvero rivelato tale, eccezion fatta per le eccellenti protagoniste e le rispettive "doti recitative" che a lungo resteranno impresse nelle nostre memorie.
<Felio>
Voto del Club: | |
Qualità Cinematografica: | |
Livello di Marciume: |
Hanno detto:
"Ci sono stati dei momenti in cui stavo per il cattivo che, non ricordandomi il nome, definirò 'Dottor T e le donne'"
CapitAno
"Film di merda, animazioni terribli, effetti speciali analissimi, storia banale e personaggi banali. In compenso la protagonista era una fica estrema che me la faceva prendere bene."
Psychomachius
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