Produzione: USA, Canada 2011
Genere: Fantasy/Azione
Durata: 96'
Cast: Dolph Lundgren, Natassia Malthe, Lochlyn Munro
Trama: Granger (Dolph Lundgren) - un ex soldato delle forze speciali che vive a Vancouver ai giorni nostri - è inviato in missione per adempiere ad una antica profezia. E' trasportato contro la sua volontà in un portale spaziotemporale dopo aver combattuto un gruppo di assassini incappucciati giunti fino alla sua abitazione per ucciderlo. Trovandosi centinaia di anni nel passato in un reame dilaniato dalla guerra, a Granger non resta scelta che allearsi con la bella guaritrice Manhattan per uccidere il capo degli "Oscuri", una strega nota come la "Sacra Madre".
Granger dovrà dar fondo a tutte le sue conoscenze per salvare il reame e -al tempo stesso- il mondo da cui proviene.
Opinione del Club: Se questo film non avesse potuto contare sulle doti recitative di un attore profondo e sensibile quale Dolph Lundgren, sarebbe stato difficile trovargli qualche aspetto positivo: con questo credo di aver detto abbastanza su quanto ci aspettavamo e che -a conti fatti- si è rivelato essere un'ipotesi abbastanza accurata.
"In the name of the King 2" parte come sequel dell'omonimo, ma al di là del nome e di un paio di accenni ben nascosti nella trama le somiglianze si fermano qui. Dolph, un ex militare affetto da dipendenze varie e l'immancabile shock post-bellico (vi ricorda qualche altra sua pellicola? Dovrebbe.) viene preso e catapultato nel più tipico mondo medieval-fantasy dove un re basso, brutto e alchimista lo investe del nobile incarico di uccidere la cattiva di turno.
Immaginarsi un Dolph vestito di giacca mimetica e kefiah al collo mentre dispensa violenza non necessaria a chiunque gli si pari davanti rappresenta un buon esempio del 60% del film. La parte migliore e più sincera, su questo non ci sono dubbi.
L'estrema semplicità della trama unita alla poca se non nulla espressività di Dolph tuttavia ha reso gli apprezzamenti da parte dei membri del Club sospettosamente pacati se non - a tratti - positivi. Il protagonista perennemente stanco di vivere (quale scena di romanza mancata!) che pare risollevarsi soltanto quando gli si para davanti la vittima di turno sembra quasi svettare in mezzo agli altri attori dalle doti recitative modeste, e confesso che mi sono stupito nel vedere in certi momenti una tanto grande carenza nell'interpretazione da parte di tutti in un film che - diciamolo - a livello di scenografia è realizzato anche piuttosto bene.
Certo, non potevano mancare gli effetti anali qui incarnati nell' (a) animale mitologico in falsissima CG e (b) nel portale del castello ripreso ogniqualvolta era possibile e che sembrava uscito dalla pubblicità del PlayMobile.
Alla fine, dovendo tirare le somme sulla pellicola è piuttosto difficile trarre un giudizio positivo: gli elementi sopra citati lo rendono chiaramente un trash ma i toni fantasy e la scelta degli ambienti (le parti medievali sono state girate in Canada, pare) aggiungono un tocco di guardabilità alla pellicola fino a far pendere l'ago della bilancia sulla definizione "buon trash". Di certo non spiccheranno gli attori o la profondità della trama ma vedere In the Name of the King 2 non è stata un'autopunizione.
<Felio>
Voto del Club: | |
Qualità Cinematografica: | |
Livello di Marciume: |
Hanno Detto:
"Diamine, dall'espressione nemmeno il nostro protagonista pare credere che ce la farà!
Anche lo stesso regista forse avrà provato dei dubbi, ma il nostro Uwe preferito (e credo anche unico) non è un debole, tant'è che questo film lo ha distribuito lo stesso."
Allen
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